Questo il ricordo del poeta Orazio, che, poco più che ventenne, partecipò alla battaglia di Filippi come tribunus militum nello schieramento repubblicano. Si salvò grazie ad una celerem fugam, abbandonando lo scudo:
Carmina, II, 7
O saepe mecum tempus in ultimum
deducte Bruto militiae duce,
quis te redonauit Quiritem
dis patriis Italoque caelo,
Pompei, meorum prime sodalium, 5
cum quo morantem saepe diem mero
fregi, coronatus nitentis
malobathro Syrio capillos?
Tecum Philippos et celerem fugam
sensi relicta non bene parmula, 10
cum fracta uirtus et minaces
turpe solum tetigere mento;
sed me per hostis Mercurius celer
denso pauentem sustulit aere,
te rursus in bellum resorbens 15
unda fretis tulit aestuosis.
Ergo obligatam redde Ioui dapem
longaque fessum militia latus
depone sub lauru mea, nec
parce cadis tibi destinatis. 20
Obliuioso leuia Massico
ciboria exple, funde capacibus
unguenta de conchis. Quis udo
deproperare apio coronas
curatue myrto? Quem Venus arbitrum 25
dicet bibendi? Non ego sanius
bacchabor Edonis: recepto
dulce mihi furere est amico.
Pompeo, tu che spesso con me ti sei spinto, sotto il comando di Bruto, agli estremi pericoli, chi ti ha restituito, cittadino, agli dei della patria, al bel cielo d’Italia – Pompeo, tu il primo fra tutti i miei amici? Insieme a te ho spesso spezzato il giorno Che indugiava, bevendo, coi capelli lucidi d’unguento siriaco, e inghirlandati. Insieme a te ho vissuto Filippi e la rapida fuga, lo scudo lasciato ingloriosamente, quando la virtù fu spezzata e uomini alteri toccarono con il mento il suolo abietto. Me mi rapì il veloce Mercurio nell’aria densa in mezzo ai nemici, atterrito; te ti riprese ancora in mezzo alla guerra, l’onda rifluendo nei gorghi impetuosi. Dunque offri a Giove il banchetto promesso: appoggia sotto il mio alloro il tuo fianco sfinito dalla lunga milizia, e non risparmiare il vino che ti è destinato. Riempi le coppe lucide del Massico che dà l’oblio versa dalle conchiglie capaci il profumo. Su, chi si occupa delle corone di umido apio, o di mirto? Chi Venere elegge arbitro del convito? Voglio impazzare più follemente dei Traci: mi è dolce folleggiare per l’amico che ho ritrovato.