COSTANTINO KAVAFIS, Idi di marzo, da La memoria e la passione
Le grandezze paventa,
anima. Le ambizioni, se vincerle non puoi,
secondale, ma sempre cautelosa, esitante.
Quanto più in alto sali,
tanto più scruta, e bada.
E quando all’acme sarai giunto, ormai,
Cesare, quando prenderai figura
d’uomo così famoso, allora bada,
quando cospicuo incedi per via col tuo corteggio:
se mai, di tra la massa, ti s’accosti
un qualche Artemidoro, con uno scritto in mano,
e dica in fretta: «Lèggi questo súbito,
è cosa d’importanza, e ti riguarda»,
allora non mancare di fermarti, non mancare
di differire colloqui e lavori,
di rimuovere i tanti che al saluto
si prostrano (più tardi li vedrai).
Anche il Senato aspetti. E lèggi súbito
il grave scritto che ti reca Artemidoro.
Plutarco, Vita di Cesare, 65:
“Anche Artemidoro un professore di eloquenza greca nativo di Cnido e per questo fatto entrato in confidenza con alcuni dei compagni di Bruto così da conoscere gran parte di quanto tramavano contro Cesare, si fece avanti con in mano un piccolo rotolo di papiro, dove aveva scritto tutto ciò che intendeva rivelargli. Ma vide che Cesare, ogni rotolo che riceveva, lo passava ad uno dei suoi segretari che aveva al suo fianco. Perciò gli si fece vicino più che poté e disse: «O Cesare questo leggilo tu solo e prontamente. Contiene notizie di straordinaria importanza per te ». Cesare lo prese e disse che l’avrebbe letto, se non ne fosse stato impedito dalla ressa della gente che si faceva avanti. Più volte tentò, ma alla fine entrò in Senato tenendo stretto in mano e conservando, di tutti quel foglio solo.”
P. e V. TAVIANI, Cesare deve morire, 2012
Il luogo della cremazione di Cesare: