Cicerone “archeologo” scopre a Siracusa la tomba di Archimede (Tusculanae Disputationes, V, 23,64):
Ex eadem urbe [Siracusa] humilem homunculum a pulvere et radio excitabo, qui multis annis post fuit, Archimedem. Cuius ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis, indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia conlustrarem oculis – est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum -, animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura et cylindri. Atque ego statim Syracusanis—erant autem principes mecum—dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. Inmissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. Ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius acutissimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arpinate didicisset.
Dalla stessa città risveglierò dalla sua polvere e dalla sua bacchetta un umile, piccolo uomo che visse molti anni dopo. Quando ero questore, scoprii il suo sepolcro, circondato e rivestito da ogni parte di rovi e pruni, ignorato dai Siracusani, dato che escludevano del tutto che esistesse. Ricordavo infatti alcuni versi di poco conto, che avevo sentito dire che fossero iscritti sulla sua tomba, i quali dicevano che sulla sommità del sepolcro era posta una sfera con un cilindro.
In seguito, scrutando ovunque attentamente – infatti nei pressi delle porte Agrigentine c’è un gran numero di sepolcri – scorsi una colonnetta che non sporgeva molto dai cespugli, su cui si trovava la figura di una sfera e di un cilindro. Ed io subito dissi ai Siracusani – si trovavano con me i più autorevoli cittadini – che pensavo si trattasse proprio di ciò che cercavo. Molti, mandati con delle falci, ripulirono e sgombrarono il luogo. Quando fu aperto l’accesso, ci avvicinammo al piedistallo posto di fronte: vi appariva un epigramma quasi dimezzato, dalle parti finali corrose. Così una fra le più nobili città della Grecia, un tempo anche fra le più dotte, avrebbe ignorato [l’esistenza del]la tomba del suo più geniale cittadino, se non gliel’avesse fatta conoscere un uomo di Arpino.
PER APPROFONDIRE
Fonti greche e latine sulla morte di Archimede:
http://www.math.nyu.edu/~crorres/Archimedes/Death/Histories.html
Rassegna di immagini sulla tomba di Archimede:
http://www.math.nyu.edu/~crorres/Archimedes/Tomb/TombIllus.html